Perché gli americani stanno passano alle energie rinnovabili? Perché sono davvero più convenienti
Deborah Lawrence stava osservando un’area di parcheggio una volta tanto vuota vicino a Midland-Odessa, Texas, riempita di impianti di perforazione tenuti al minimo che, invece, nel vicino Permian Basin, sono di solito al lavoro sondando il sottosuolo in cerca di petrolio. Nel mese di gennaio ha notato 10 impianti così, diventati 17 poche settimane più tardi. Tra l’inverno e la primavera, il numero è salito a 35.
Questa tendenza si è verificata in tutto il paese. Entro la fine di luglio, il conto delle perforazioni diffuse su tutta la nazione era diminuito del 54 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno prima, indicando le difficoltà del settore petrolifero e del gas. Il colpevole più evidente è il calo precipitoso dei prezzi del greggio. Ma il guaio va più in profondità, come Lawrence sa, perchè lei non è solo un osservatore casuale. Lawrence è un ex consulente finanziario di Wall Street che ora dirige l’Energy Policy Forum, contribuendo ad identificare e analizzare le tendenze del settore.
In questo momento, la via dell’energia prodotta dai combustibili fossili ci ha portati sulle montagne russe e stiamo precipitando, spaventosamente. La produzione statunitense da sfruttamento di scisto bituminoso (o tight oil), che rappresenta il 45 per cento della produzione di petrolio del paese, potrà avere successo solo se i prezzi rimarranno ben al di sotto del limite dei 100 dollari. Decine di migliaia di posti di lavoro sono già stati tagliati e alcune aziende indebitate potrebbero fallire.
Questo è il racconto che ha conquistato i titoli, ma non è tutta la storia di quello che sta succedendo nell’economia energetica americana. Mentre lo scisto era in pieno boom e poi si fermava, il solare e l’eolico stavano crescendo. Le rinnovabili sono state relegate ai margini delle nostre priorità energetiche, un piccolo bip all’anno nella nostra capacità di generazione elettrica, ma che sta cambiando. Quanto velocemente questo succede potrebbe essere sufficiente ad agitare in modo sostanziale le acque.
Il fatto che dovremmo essere in grado di muoverci di più verso l’energia rinnovabile ed utilizzare meno petrolio non è un segreto. Gli scienziati hanno ripetutamente avvertito che se continuiamo a bruciare combustibili fossili come attualmente facciamo in modo libertino, rischiamo di provocare risultati climatici catastrofici, alcuni dei quali li stiamo già cominciando a vedere. Invece, gli scienziati mettono in guardia su come gran parte delle nostre riserve di petrolio, gas e carbone dovrebbero rimanere sottoterra.
Ma fino a quando i combustibili fossili rimarranno a buon mercato (ignorandone le esternalità negative) e le aziende energetiche continueranno a trarre grandi profitti da essi, noi continueremo a perforare ed estrarre e bruciare, così che la catastrofe sia dannata.
Se la scienza e il buon senso non sono sufficienti a farci cambiare corso, forse lo farà l’economia. Abbiamo sentito dire a lungo che dobbiamo scegliere tra un lavoro e l’ambiente. O tra la crescita economica e l’energia pulita. Ma sempre più, è evidente come i combustibili fossili sono un peso morto nella nostra economia e le fonti rinnovabili sono finalmente pronte per un posto a tavola.
Fonte: The Nation
Data: Settembre 2015
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