Francia, il presidente Macron ritarda di 10 anni la riduzione del nucleare
La quota di energia prodotta tramite le centrali nucleari scenderà in Francia al 50 per cento di qui al 2035. Ad annunciarlo è stato, nella mattinata di martedì 27 novembre, il presidente Emmanuel Macron, che ha così svelato i contenuti del provvedimento di Programmazione pluriennale dell’energia.
Una legge approvata tre anni fa indicava il nucleare al 50 per cento del mix energetico già del 2025
L’orizzonte indicato dal leader transalpino è dunque di 17 anni. Un periodo di tempo ben più lungo rispetto a quanto promesso dal precedente presidente socialista François Hollande, che aveva indicato un calo progressivo, fino al 2025, con l’obiettivo proprio di raggiungere quota 50 per cento nel mix energetico. L’idea del precedente inquilino dell’Eliseo fu inserita nella legge sulla Transizione energetica approvata nel 2015. Ma poi gli impegni intermedi non furono rispettati.
Per raggiungere l’obiettivo, Macron punta ha indicato alcune tappe che dovranno essere rispettate. Per arrivare a chiudere “14 reattori da 900 megawatt” di qui, appunto, al 2035. Un processo che “comincerà nell’estate del 2020 con lo stop ai due reattori della centrale di Fessenheim. Altri dodici saranno dismessi tra il 2025 e il 2035, di cui quattro o sei entro il 2030”.
Macron: “Non possiamo dire oggi con precisione quando chiuderemo i reattori”
Il risultato è ben peggiore rispetto a quanto auspicato dalle organizzazioni non governative. Basti pensare che, mentre fino a pochi anni fa si sperava, in breve tempo, di diminuire sensibilmente la quota di nucleare (attualmente al 75 per cento), con il nuovo piano si arriverà al 2025 con una sola chiusura. Quella, appunto, di Fessenheim, ovvero della più vecchia centrale in attività sul territorio francese. Basti pensare che fu pianificata negli anni Sessanta dall’allora presidente Charles De Gaulle, ed entrò in servizio nel 1978.
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Fonte: Lifegate
Data: Dicembre 2018
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